Diagnosticare il Parkinson con un esame del sangue: la novità è stata pubblicata dalla rivista scientifica internazionale Scientific Reports ad opera della Neurologia universitaria dell'ospedale Molinette di Torino, in collaborazione con l'università dell'Insubria a Busto Arsizio, e con altri collaboratori dell'università del Piemonte Orientale e dell'università di Verona. Attraverso la proteomica che studia la modificazione delle proteine nei tessuti, i ricercatori hanno trovato alcuni marcatori delle cellule - in particolare nei linfociti T - che in determinate combinazioni consentono di dare addirittura un punteggio di compatibilità con la malattia. «Il carattere innovativo dello studio - spiega il professor Lopiano - sta nel cercare i marker nei linfociti, cioè nelle cellule del sistema immunitario del sangue: tali cellule condividono alcune caratteristiche peculiari con i neuroni soggetti alla degenerazione prodotta dal Parkinson».
Dopo l'Alzheimer, il morbo di Parkinson è la malattia neurodegerativa più diffusa. Studi epidemiologici europei e americani calcolano un'incidenza della malattia da 1,5 a 2 volte maggiore negli uomini rispetto alle donne. In totale, in Italia, la malattia colpisce il 2% della popolazione sopra i 65 anni, con oltre 220 mila diagnosi fatte. «Al momento - proseguono i ricercatori dell'Università di Torino - la malattia si manifesta in tutta la sua gravità quando la degenerazione neuronale annulla l'efficacia delle terapie che possono rallentare il decorso del morbo».
«In alcuni casi è importante sapere se in futuro svilupperemo una malattia incurabile, mentre in altri può essere inutile o addirittura dannoso per la psicologia del paziente - spiega il genetista Giuseppe Novelli, preside della Facoltà di Medicina dell'Università degli Studi di Roma Tor Vergata - Alcuni vogliono sapere se si ammaleranno perché, nel caso in cui in futuro si svilupperà una nuova terapia, saranno i primi a poterne usufruire. Altri pazienti lo vogliono sapere per prendere decisioni consapevoli prima di riprodursi. Infine esistono alcune malattie incurabili il cui sviluppo può essere ritardato tramite alcune terapie».